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COMME DIA

D I

DANTE ALIGHIERI

11

CORRETTA, SPIEGATA, E DIFESA

DAL P. BALDASSARRE LOMBARDI

M. C.

EDIZIONE TERZA ROMANA

SI AGGIUNGONO LE NOTE DE MIGLIORI
COMENTATORI

CO'RISCONTRI DI FAMOSI MSS.

NON ANCORA OSSERVATI.

TOM. I.

INFERNO

ROMA

MDCCCXX.

NELLA STAMPERIA DE ROMANIS

Con Licenza de' Superiori.

BERNARD MOSES

L'EDITORE.

III

Poco

oco m'è d'uopo che ti favelli, o discreto Lettore, intorno a questa nuova edizione della Divina Commedia ; perchè di già il frontespizio ne reca i titoli tutti, i quali non m'è piaciuto mai di mettere per vana pompa, ma per obbligare la mia fede a mantenerne la realtà. Nondimeno m'è caro il pregarti, che ove tu non vegga in ogni parte compiuto ciò che n' aspetti, vogli piuttosto all' insufficienza tribuirlo che ad altra mia più grave colpa: poichè, per quanto non io che son dappoco, ma chiari uomini abbiano data opera all' aumento delle chiose che fece il Lombardi, alla correzione del testo e delle note; pure non ardisco sperare che siasi ogni cosa fatta sì bene che all'ottimo si possa avvicinare.

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Il testo in pochissimi luoghi è stato cangiato dal Nidobeatino, che detti nell' ultima Edizione del 1816. Moltissime però sono le varianti che ho citate nelle note, quali provengono principalmente da 4 famosi codici. Il primo si è della Biblioteca Vaticana N. 3199, il quale comunemente si crede scritto da Giovanni Boccacci, come asseriva l'Orsino, e come da' Custodi di quella famosa libreria si disse continuamente per antica tradizione, e come il chiamarono parecchi eruditi in opere stampate. La somiglianza del carattere al fac simile annesso di mano del gran Certaldese, l'antichità, la correzione, la bontà del testo sono tutti argomenti che il fanno riputare per tale. Aggiungi, che alcune rare noterelle di emendazione vi s'incontrano, le quali dagl' intendenti si ravvisano della penna del Petrarca: e però dicono esser quell' esemplare che scritto di suo pugno il Boccacci mandò al Cigno di Sorga. Desso è in carta pergamena nitidissima, scritto a due colonne, di lettera semigotica, ornato di rubriche, e rabeschi a' principj delle tre cantiche: all' aprirlo che fai, pare che ti domandi rispetto. La cortesia del ch. Signor Canonico Baldi già un tempo, quindi del ch. Monsignor Mai, che questo prezioso tesoro mi permisero di svolgere, e confrontare da capo a fondo, mi han reso più devoto di Dante, e meno curante de' lunghi e spessi viaggi a quella sommità del

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IV

Vaticano, divisa dal Circo agonale per un gran tratto di Sole.

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Il secondo codice, nel quale affettuosamente si adoperò per trarne le varianti la nobil donna Signora Contessa Costanza Monti Perticari, è del Sig. Marchese Antaldo Antaldi patrizio Pesarese. Questo è cartaceo di carattere rotondetto non antichissimo, ma così ricco di ottime lezioni, che si può dire essere la copia di un' assai vecchio e prezioso manoscritto: per questo è tenuto in gran pregio da' letterati. Dal valore delle varianti potrai giudicare il di più: nè ti faccia difficoltà, o Lettore avidissimo di Dante, il non rinvenirne in questa prima cantica oltre il canto ventunesimo; perchè avendomi le poste ritardata la trasmissione de' cartolari quando mi stetti su quel punto, non volli arrestare l'edizione che si desiderava, ma feci sacramento di ristamparle tutte in fine dell' opera; poichè molta considerazione si meritano. Quelle però del Purgatorio e del Paradiso ritroverai pure a' suoi luoghi oltre il fine. Il nome dell'illustre donatrice non abbisogna di lodi, e perciò mi taccio; facendo solo considerare ch' Ella si è benemerita dell' Alighieri quanto il dotto suo Padre, il quale della divina Commedia con prudenza pari all'ingegno si fece uno stile, una grandezza poetica che vinse il secolo corrotto nell' arte de' versi, e vincerà l'oblio di quelli che verranno.

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Il manoscritto della Biblioteca Angelica T. 6. 22. in earta pergamena, carattere semigotico a due colonne, è stato pure tutto riscontrato; manca però in esso la cantica seconda, non so per quale vicenda. Curioso è assai questo codice, perchè piegasi l'ortografia al dialetto romanesco, o pugliese, senz' alterare in minima parte la vera lezione toscana: antichissimo d'altronde, e corret◄ tissimo. Col favore di questo buon ms. si è schiarita qualche dubbiezza; e in alcuni luoghi è stato impossibile di non riformarne la lezione di Nidobeato. Siane d'esempio quel tanto combattuto luogo.

Più non si vanti Libia con sua rena

ove la particella Non in vece della Nè, tre versi di sotto, rende quel senso così chiaro che ne daria sentenza un bambino: la qual lezione se avesse veduta il P. Lombardi, non avria gridato tanto per difendere quella, ch' egli a fronte della volgata abbracciava, dalle critiche del Canonico Dionigi; il quale dicea le grandi e molte cose, ma non persuadera.

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Si è pure tutto collazionato nuovamente il nitido prezioso codice Caetani; dal quale, ponendo a profitto la cortesia del virtuoso e nobile suo signore S. E. il Sig. D. Enrico Principe di Sermoneta, altra si è raccolta nè scarsa messe da confortare le altre varianti e le nuove note. E poichè rendo conto de' Mss. celebri, da' quali` sonosi tolte varianti, o fatto lume alle note, o corretto il testo, non posso fare a meno di commendare quello, le cui varie lezioni han servito al ch. Biagioli: codice assai pregiato, che riconosce per suo padrone milord Stuart, ambasciadore d'Inghilterra al Re Cristianissimo: perciò dal benemerito editore, e quinci da noi sulla fede sua, detto il Codice Stuardiano. In molti luoghi il Biag oli ha dissentito dal Lombardi; e nelle note di quest' edizione trovasi l'estratto di quelle. Delle cento però, ch' egli con troppa asprezza parla del Lombardi, due o tre volte sole se ne vedrà ripiccato l'Autore.

Le edizioni di Dante, che dopo l'ultima mia ne vennero in luce sono state tutte visitate, così pure le principali opere filologiche sopra la lingua Italiana, e questo suo venerando Padre. La vita che precede è quella del Tiraboschi colle note dell' antico editore. Il discorso intorno le allegorie è del Conte Giovanni Marchetti quale trovasi in principio dell' edizione Bolognese lavoro che se non è originale nella materia, originalissimo appare nell' ordine e ne' modi molto eleganti. Ho aggiunto gli argomenti metrici al principio d'ogni canto, in carattere piccolo, ed in piè di pagina, per soddisfare il desiderio di molti. Le figure di Dante e di Beatrice, impromesse nel manifesto, vedranno la luce nel tomo secondo: sendo che il celebre Signor Filippo Agricola non ha te minato ancora di condurre la bella tavola, donde se n'ha da trarre il disegno. Ma Dante non rivede la donna sua prima che fosse vicino ad uscire del Purgatorio.

Sappi in fine, cortese Lettore, che qui entro è tutto il Dante del Lombardi: che più di cinquecento volte, e gran parte non per una linea sola, è stata messa la penna sopra questa prima cantica dell' Inferno; ed aver io goduto che alcun mio amico, il quale si compiacque di porvi qualche nota, o di suo studio o di suo genio felice, siasi degnato di porvi il suo nome .

Vivi felice.

Di Roma li 21 Ottobre 1820.

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