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e non altrimenti schizzare in ogni intorno come faceva. » Da questa semplicissima riflessione dedussi che se quel moto, che andava così disperso, avessi potuto accumu»larlo tutto sulla bilancia, maggior effetto avrei ottenuto »da esso, e maggiore per conseguenza di quello che per la teorica doveva attenderni, la quale non ha mai preso a considerare il moto dell' acqua fuggente nè mai lo » ha assoggettato alle sue idrauliche leggi. » Per ottener ciò si avvisò di attaccare alla piastra un bordo di latta che per sei linee circa del piede di Parigi si alzava sul piano di essa e tutta ne racchiudeva la superficie. Rimase egli allora sommamente maravigliato nel vedere che quell'acqua la quale prima sosteneva appena le indicate nove libbre, per questa semplicissima aggiunta venti ne sosteneva. Variò egli in modi diversi le sue esperienze, dirigendole al doppio fine l'uno teorico l'altro pratico, l' uno cioè di scoprire la causa di que' fenomeni, l'altro di determinare per tentativi la forma più acconcia da darsi ai corpi che ricevono l'urto dell' acqua per ricavarne il massimo effetto, e fu sempre condotto alle medesime conclusioni. Nelle figure annesse alle due dissertazioni trovansi precisamente delineati non solo gli apparecchi che hanno servito alle esperienze, ma ancora le forme diverse e spesso bizzarre dei getti d'acqua secondo la figura dei corpi contro i quali erano condotti ad urtare.

Il sig. Carlini, vicesegretario dell'Istituto, espose in una breve Memoria alcune proprietà, non ancora da altri riconosciute, delle esponenziali replicate. Il celebre Giovanni Bernoulli fu il primo a considerare la funzione espressa dalla variabile x elevata alla stessa potenza x, e cercandone l'integrale da xo ad x 1 arrivò a quella serie elegantissima, e che tanto piacque al Leibnizio espressa da

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+ ecc.

Il sig. Carlini considerando il caso più generale in cui l' esponente x è moltiplicato per una quantità qualunque od è elevato ad una potenza m, mostra in qual modo si possono esprimere i valori integrali per mezzo di serie regolari e convergenti, e reciprocamente come le serie divergenti che ne risultano (e fra le altre la serie divergentissima,

o'.r. I'. p2 - 22. No3 - 33, recc.

che è l'inversa di quella del Bernoulli), possano sommarsi per mezzo d' integrali definiti.

Il prof. Ermenegildo Pini fece conoscere la costruzione d'un istromento geodetico di sua invenzione, a cui diede il nome di staggia a livello. Egli osserva che nelle livellazioni ed in altre operazioni geodetiche richiedesi che si misurino le distanze di diversi punti orizzontalmente; e che il prendere misure orizzontali è lo stesso che livellare, non avendovi altra differenza tra la livellazione e la misurazione orizzontale, senonchè quando si ha in vista soltanto di misurare le distanze, non si calcolano le altezze corrispondenti ad ogni tratta misurata. Considerando quindi l'utilità d' uno stromento con cui si conseguissero simultaneamente e facilmente i due fini indicati, egli ne immaginò uno che propone come specialmente accomodato alle operazioni di geometria sotterranea, che sogliono presentare molte difficoltà, ed alle livellazioni nei terreni montuosi, le quali generalmente non vi si possono eseguire se non in piccole tratte successivamente misurabili, per cui altri stromenti, come il teodolite, non vi possono avere un comodo uso. Ci duole di non poter quì esporre la costruzione di questo ingegnoso meccanismo, il quale non sarebbe intelligibile senza il sussidio della figura, che potrà ognuno vedere delineata consultando la Memoria originale.

La Memoria intitolata Metodo per trovare e correggere gli elementi dell' orbita d'un pianeta è opera postuma dell'illustre astronomo Cagnoli. Dopo i lavori del Gauss, del Legendre, del Laplace e di altri che trattarono questo problema colla più fina analisi e colla maggiore generalità, le formule del Cagnoli possono aver perduto alquanto del loro pregio; d' altra parte egli limita le sue ricerche a questo problema particolare conoscendosi per osservazione due distanze d'un pianeta dal sole e l'angolo fra esse compreso, determinare gli elementi dell' orbita. Non ostante ciò spicca in questo breve scritto dell' astronomo italiano, quel maneggio delle formule trigonometriche, e quella singolare chiarezza che tanto si ammirano nelle altre sue produzioni.

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Osservazioni micologiche ed enumerazione storica di tutti i funghi della provincia pavese, coi caratteri onde distinguere le buone dalle ree specie, e varietà loro. Sintomi dell' avvelenamento, con i migliori soccorsi che prestar debbonsi in simili casi, del dottor fisico Giuseppe BERGAMASCHI, assistente alla cattedra di botanica nell' I. R. Università di Pavia (Continuazione. Vedi tom. 27. pag. 68 e 228, 30. pag. 92, 31.° pag. 63, e 32.o pag. 70 di questa Biblioteca).

La terza sezione comprende gli agarici latticinosi, o

lattajuoli (lactarii Persoon). Essi non hanno volva; peduncolo centrale, lamelle ineguali, che danno sugo latticinoso, ordinariamente bianco, qualche volta giallo o rosso.

LACTIFLUI.

Pileo, et lamella lactescentes.
Pileo pallido, aut flavescente.

10. Agaricus lactifluus piperatus.

A. albus, laminis numerosis sæpe bifurcatis, aliquando flavis aut rubris, succo acri. D. C. Syn. p. 373. Ic. Bull. tab. 538. Batsch. fung. tab. 13, fig. 19. Bolton. fung. tab. 21. Schaffer fung. tab. 83.

Agaricus amarus.

B. agaricus piperatus Persoon obs. Mycol. 2. p. 40. Amanita piperata Lamark. dict. 1. 164. Fungo peperone fung. pevron.

Questo fungo è bianco, ad eccezione delle lamelle, che secondo l'età cangiano, e da giallastre divengono rosse, siccome nella varietà α.

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Il peduncolo nudo, pieno, cilindrico, carnoso. Il cappello pure convesso e regolare, che divien poscia piano, indi concavo, coi lembi sinuosi ed ondeggianti. Il cappello carnoso offre nissuna traccia di zone: le lamelle ineguali, sovente biforcate, un poco decorrenti sopra il peduncolo.

È pieno d'un sugo latteo oltremodo acre. Trovasi in alcune basse boscaglie a S. Sofia, alla Sorra, ed è velenosissimo.

11. Agaricus lactifluus deliciosus.

A. pileo umbilicato subaurantio exicato sordide pallido, lamellis succoque, aurantio lateritiis. D. C. Syn. 379. Pey. Syn. 432.

Lactarius lacteritius Persoon dispos. meth. fung. 64.
Agaricus deliciosus Schaffer fung. tab. 11.

Amanita sanguinea Lamark. dict. 1. p. 104. Haller. Helv. n. 2419.

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Omphalomices acris. Batar. tab. 16 vernacolo Lapacedro. Probabilmente Linneo diede il nome di delizioso a questo fungo perchè i popoli nordici ne sono ghiotti, avendo un acre sapore. Ma siccome noi sappiamo che per essi formano delizia altre sostanze vegetabili acri, nulla puossi stabilire sulla bontà e fallacia de' funghi dalla sensazione che far ponno sopra il palato e sullo stomaco di quei popoli settentrionali.

Sia vera o falsa l'asserita opinione, è indubitato che il nome di delizioso dato a questo fungo, che contiene un principio acre, e che pe' suoi caratteri è posto tra i funghi più velenosi, può essere sorgente di gravi disordini, tenendosi da taluno innocente allorchè giovane.

Questo agarico ha il peduncolo giallo e pieno, il cappello prima orbicolare, in appresso concavo finalmente imbutiforme, liscio, di color rosso, inclinante al cinereo: lamelle curvilinee, di varia natura, e non ramose: carne continuata collo stipite, non alterabile: sugo bianco, e talora giallognolo ranciato, che applicato alla lingua, sembra prima insipido, indi lascia un pizzico eguale al pepe. Non ha volva, non anello, ed è solitario.

Sbuccia da terra nel mese d'agosto dopo le piogge, e trovasi ne' luoghi sterilissimi sino a settembre, ed io il trovai verso Scarpone, a Mombolone, in alcune selve.

12. Agaricus lactarius subdulcis.

A. pileo infundibuliformi rufescente, lamellis pallescente-incarnatis, succo subdulci. Persoon. Syn. p. 433.

Agaricus dulcis. Bull. Herb. tab. 224.

Agaricus rubescens. Schaffer fung. tab. 73.
Ag. azonus. Bull. fig. A. B.

B. Ag. zonarius. Bull. F. C. y. Rubro castaneus Ag. camphoratus. Bull. tab. 567. f. 1.

Questo agarico tutto intiero ha un color rossigno. La superficie è arida, la sua carne è fragile: il peduncolo nudo, cilindrico, glabro, dritto, o un poco ricurvo, pieno in gioventù, cavo irregolarmente in età avanzata, lungo da quattro a cinque centimetri. Il cappello è prima convesso, ed un poco conico, poscia piano, o concavo col centro prominente, qualche volta segnato da zone nerastre concentriche. Il diametro è al più da sette a nove centimetri: lamelle ineguali aderenti al penduncolo, ed allorquando si stacca il piede dal cappello, sorte in abbondanza un sugo latteo dolcigno, specialmente allorchè giovane. Cresce in autunno nei boschi; il suo odore è molto penetrante, e si avvicina assai a quello del melilotus off.

13. Agaricus lactarius lactifluus.

A. pileo depresso flexuoso subinfundibuliformi obsolete zonato vitullino, lamellis confertis pallidis, stipite brevissimo albido. Bull. Herb. tab. 104. a nonnullis (vid. Hoffman, nomenclat. p. 129) ad hanc speciem quoque allegatur, qui vero quoad additum diagnosim diversus videtur, quamvis loco natali conveniat, forte tantummodo varietates sunt.

Il peduncolo siccome le lamelle di questo agarico sono bianche, ineguali ed un poco decorrenti sopra di lui, che è pieno, corto, nudo, sodo, alquanto rappicciolito alla base. Il cappello di color pagliarino con zone concentriche più cariche. Contiene tutto quanto un sugo latteo, caustico. Cresce in estate ed in autunno sopra il suolo nei boschi, non mai sugli alberi. Questo agarico venne da taluno confuso con l'agaricus piperatus, ma ha caratteri troppo diversi per poterlo distinguere, non avendo la volva, nè l'anello. Il cappello allorchè giovane è emisferico, concavo quando adulto. Bulliard credette forcate le lamelle di questo fungo, e tali le indicò in una nota posta in calce alla citata figura 104; ma un più attento esame gli dimostrò non essere elleno tali, quindi si corresse nella descrizione che ci diede di un tale agarico alla pag. 491.

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