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rosso ranciato: sono ineguali, libere e ad arco. Cresce ne' luoghi sterili, e sopra i legni corrotti. Non è buono. 51. Ag. gymnopus rimosus.

Ag. pileo carnoso campanulato expanso longitudinaliter ri moso fusco-lutescente, lamellis adnexis, stipite solido, apice albo-farinaceo.

Ag. rimosus. Bull. t. 338, 599. Sowerb. tab. 323. Persoon. Syn. p. 310.

Ag. aurivenius. Batsch. f. 107.

Questo agarico ha il peduncolo nudo, pieno, d'un bianco sordido, lungo da 4 a 12 centim. Cappello prima conico, indi piano, col centro protuberante e glabro, con strisce gialle, discretamente carnoso: lamelle ranciate, ineguali, libere. Cresce nei boschi, e lungo le strade, nei pometi in estate, ed in autunno. Non è buono.

52. Ag. gymnopus hariolorum.

A. caespitosus, pileo subcarnoso planiusculo lævi alutaceo pallido, lamellis liberis, stipite subfistuloso toto hirsuto deorsum incrassato.

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Ag. hariolorum. Bull. t. (56?) fig. 2. D. C. Fra. 2. p. 182.
Amanita numularia. Lam. Enc. 1. p. 107.
Ag. Sagarum. Pers. Syn. p. 182.

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Questo agarico è di un giallo pallido alto da 3 a 4 centim. It peduncolo è nudo, glabro, cilindrico, pieno in gioventù, e fistoloso in vecchiaja. La carne è continuata col cappello che è un poco convesso, presso che piano, glabro; la superficie è arida, e poco carnoso: le lamelle ineguali, allontanate presso che sempre tortuose, e non toccano il peduncolo che colla loro estremità. Cresce in estate nei boschi nelle marcite foglie. Ha un piacevole odore, e v' ha in talun paese la superstizione di non premere co' piedi questo agarico, sulla tema di tristi eventi.

53. Agaricus gymnopus brevipes.

A. subgregarius, pileo carnoso umbonato aut læviusculo cinereo, disco nigrescente, lamellis confertis marginatis cinereis, stipite solido, brevissimo concolore. Persoon. Syn. p. 360.D. C. Syn. n.° 479. Ic. Bull. tab. 521, fig. 2. Di leggieri questo fungo lo si riconosce dal peduncolo, che è cortissimo, spesso avente un cappello carnoso e

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piano, largo 6 a 7 centim. il gambo nudo, pieno, car ñoso, cilindrico: cappello prima ritondo, indi piano: lamelle numerose, ineguali d'un grigio cinereo, con carne un poco rossigna. Cresce solitario sul suolo, ed anco a mazzo, ma non in molto numero.

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Ag. candidus pileo lævi, lamellis latis, stipite farcto albosquamuloso. Buxb. Cent. IV. tab. 30, fig. 2.

Ag. lacteus. Schaffer. t. 39. Ag. nitens. Sowerb. t. 71. Ag. iozzolus. Scopol. 431. Ag. eburneus. Bull. t. 118, 551, fig. 2. Persoon. Syn. pag. 364.

Amanita alba. Lam. Enc. I. p. 107. Ag. discoxanth. Friesi Obs. 1, p. 13.

Un tal agarico è singolare pel suo colore, che al solo vederlo sembra un pezzo d'avorio ben terso. Il gambo è nudo, pieno, carnoso, cilindrico, lungo da 3 ad 8 centim. avente taluna volta all'apice delle picciole scaglie nerastre. Il cappello prima è emisferico, indi convesso, poscia piano, per ultimo concavo, ricoperto da un lucente umore attaccaticcio, siccome al gambo. Le lamelle sono strette numerose, ineguali, un poco decorrenti sullo stipite. Avvene una varietà più picciola, con un gambo più gracile, e più allungato. Cresce nei boschi in autunno, ed io il trovai a Copiano. Egli ha un' piacevole odore, ed è buono.

Sarà continuato.

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Calendario georgico della R. Società agraria di Torino - per l'anno bisestile 1824. Torino, per la ve dova Pomba e figli. In 8.° di pag. 108.

COMINCIA il calendario con una Relazione del marchese

Lascaris, direttore della R. Società agraria, intorno a certa malattia del riso chiamata BRUSONE, che ha dominato con gravissimo danno nel Vercellese negli ultimi tre scorsi anni 1821, 22, 23. Questa relazione dovea cominciare colla descrizione esatta della malattia, poi de' suoi effetti, poi de' metodi di curarla. Si avrebbe allora potuto confrontarla colle malattie del riso già note, e verificare se sia o non sia una nuova calamità sconosciuta prima del l'epoca succennata. L'opinione più probabile, secondo l'au tore, intorno alla cagione sembra esser quella di uno col stipamento della pianta prodotto dal troppo sensibile è direm repentino passaggio del calore del giorno e del freddo della notte osservato ne' tre successivi anni suddetti.› Ma se rifletteremo come un tale passaggio sia più seną sibile e portato a due estremi maggiori nelle fertili risaje dell' Egitto, e principalmente del Delta, dove vegeta il più bel riso del mondo, avremo difficoltà a passare per buona una tale spiegazione.

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Nota intorno al Platano e all' importanza di coltivare quest'albero, del prof. Giobert. Fra gli alberi esotici intro? dotti in Italia il platano, dopo il gelso, merita la nostra pre-V dilezione. L'autore combatte due fallaci opinioni volgari, e sono che il platano perchè cresce con grande prestezza, 1. sia un legno di nessun pregio; 2.° sia un albero che finisce anche presto. Due pregi gli sono pertanto concessi 1.° la sua bell' ombra; 2.° la sua forma, il suo porta mento maestoso. Per questo fu ammesso fin qui ne' giar dini, ne' viali, nelle piazze, ma non ottenne ancora luogo fra gli alberi da bosco, e non occupò le cure e i pensieri dell'agricoltore. Dopo i giusti elogi che l'autore fa dels platano, e della sua lunga età, e del suo legno utilissimo e bellissimo per le opere d' intaglio en degli ebanisti,en per la sua grande mole, ecc. avremmo desiderato che insegnasse l'arte di agevolarne la propagazione per mezzodi

de vivai. La semente avvolta in una peluria nasce difficilmente e forma la disperazione de' giardinieri (pépineristes ). Di mille semi, appena 10 ne nascono, e molte volte nessuno. Vero è che si propagano anche per piantoni, ma di rado radicano anche questi, a meno che non si trovino in circostanze favorevolissime e per la stagione e per la natura del suolo umido e leggiero.

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Sperienze ed osservazioni concernenti la fruttificazione delle viti e la maturazione delle uve, del professore A. M. Vassalli Eandi. Si fanno passare pel vaglio dell' esperienza due opinioni che il nostro autore ha trovate fallaci, e sono:

che i tralci delle viti i quali sono fruttiferi un anno, sieno poi sterili l'anno seguente; 2.° che lo spampanare, ossia sfogliare la vigna acceleri e perfezioni la maturazione delle uve. Quanto alla prima, l'autore da parecchi anni ha segnati i tralci ricchi di grappoli e gli sterili di una vite; quindi l'anno dopo al tempo della potatura, contro l'avviso del vignajuolo ha fatto lasciare egual numero di tralci che furono fruttiferi l'anno precedente, e di quelli che furono sterili. Gli uni e gli altri diedero frutto senza notabile differenza nella qualità. e nella quantità; ed in questo anno in cui le viti somministrarono una straordinaria abbondanza di uve, alcuni viticci dei tralci, che furono fruttiferi l'anno scorso, presentarono acini alle loro cime, la qual cosa non fu osservata nei viticci dei trakci che furono sterili l'anno avanti..

Quanto alla seconda opinione, l'autore per vedere qual fosse l'effetto dello spampanare ne' diversi periodi della vegetazione, recise alla distanza di due nodi dal grappolo alcuni tralci prima della fioritura, altri pochi giorni dopo la fioritura, e successivamente ogni settimana mozzò tralci fruttiferi. Quando poi i grappoli cominciavano a colorarsi leggermente spampanò affatto, ossia tolse tutte le foglie ad alcuni de' mozzati tralci, lasciandone molti intieramente intatti per servire di confronto.

Il risultamento fu che non si osservò differenza notabile nel tempo della maturazione dei grappoli de' tralci mozzati e di quelli de' tralci intatti; anzi alcuni grappoli di questi ultimi che trovavansi ombreggiati dai pampini in modo, che per soli pochi momenti del mattino ricevevano il raggio solare, si colorarono e maturarono prima di parecchi grappoli di tralci mozzati, i quali erano esposti al

sole in quasi tutto il giorno! Quanto ai grappoli dei tralci intieramente spampanati, essi non si colorarono, nè maturarono perfettamente, sebbene l'autore gli avesse lasciati appesi ai loro tralci sino alla metà di novembre.

Quest' osservazione concorda con quella che l'autore ha fatta sugli effetti della gragnuola, cioè che i grappoli che trovavansi per la località illesi, ma sopra un tralcio battuto ed offeso dalla gragnuola non maturarono più, e gli acini rimasti ai grappoli offesi maturarono felicemente quando per caso non furono offesi ne' tralci su cui póggiavano.

Analisi di una terra fertilizzante di Lodivecchio, del siz gnor Giuseppe Lavini, dottore ecc. L'interesse di questo articolo è puramente locale, perciò ci limiteremo a dáre solamente i risultati dell' analisi.

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·Dell' orniello 'volgarmente detto in Piemonte vicino a Tovino NOSETTA, del marchese Lascaris, direttore della Società. "Scorrendo le maremme Senesi e Pisane e molti poderi di Val d'Arno, dice l'autore, dovettero i miei sguardi frequentemente arrestarsi sopra una pianta, che giace inonorata e negletta, ed anche in certi luoghi sconosciuta fra noi ». Quest'albero è l'orniello (Fraxinus ornus Linn. Ornus europaa Persoon. Frêne à manne Encyclop. ). Osservò l'autore che in Toscana si coltivava con cura e che se ne estraeva un prodotto interessante per molti usi, prodotto che il Piemonte deve comperare e importare da langi con discapito del suo commercio. Siffatto prodotto è la manna sostanza vegetabile usata in medicina, e dai fabbricatori di panni per dare ad essi quel lustro e quella

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