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purgata eloquenza. Perocchè dove l'originàle non ha un tal carattere che meriti di essere conservato quivi è lodevole il consiglio di dargli una veste tutta nuova e tutta propria dell' idioma in cui si trasmuta; nè sono da comportarsi nei volgarizzatori la grettezza e la povertà dello stile per quella misera scusa, che anche il testo fosse povero e gretto. Chè anzi, se essi non ebbero a lottare contro quella gravissima difficoltà che s'incontra ogni qual volta voglionsi conservare i lineamenti, per così dire, e le forme estrinseche di uno scrittore, debbon essere con più severità giudicati; e ponno chiamarsi in colpa, non pure degli errori, ma eziandio della negligenza. Laonde, sebbene il volgarizzamento di Polibio del sig. Kohen, di cui i signori Sonzogno hanno pubblicato il principio, non possa esser notato di gravi mende nel fatto dello stile, pure non troverà facilmente chi di lui si contenti all'intutto, e molti desidereranno con noi che il traduttore si studii di aggiungere un po' di eleganza al restante del suo lavoro. Di che noi non recheremo in mezzo alcun testimonio, sì per non parere desiderosi di censurare senza alcun utile o necessità, come ant che per non ripetere quelle cose che già notammo in alcuni articoli precedenti. Soggiungeremo invece che il volgarizzamento del sig. Kohen è accompa gnato da molte note in parte sue, ed in parte degli antichi interpreti, le quali rendono e più agevole e più fruttuoso lo studio di questo scrittore.

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Di un'altr' opera sommamente importante si venne aumentando la presente Collana in questi mesi appunto, nei quali noi ci occupantno di farne giudizio; le Vite di Plutarco volgarizzate dal Pompei. Le quali e per sè stesse, e per la bella versione sono sì reputate, che indarno vi si spenderebbero intorno parole. Bensì è da lodare la diligenza čolla quale fu impresa dai signori Sonzogno questa nuova edizione del Savio Cheroneo, della quale furono insino a qui pubblicati due grossi volumi. Perocchè

si volle che alle singole vite precedessero le immagini degli uomini illustri, quando queste ci siano pervenute: seguitando in ciò l'iconografia del Visconti, e l' edizione greca di queste vite medesime pubblicata dal Goray in Parigi. Si ripuli inoltre la vita di Plutarco scritta dal Dacier, e tradotta, qual che ne fosse il motivo, con poca diligenza dal Pompei. Poi si aggiunse una vita del Pompei medesimo, scritta dal sig. Francesco Negri, e si promette per ultimo un volume di commento il quale si comporrà delle note edite ed inedite dello Xilandro, del Crusero, del Ruauld, del Sallier? del Dacier, del Brotier, del Vauvilliers, del SainteCroix, del Clavier, del Cesarotti, del Corray, del Mustoxidi ed altri. E noi ritorneremo a quest' opera quando appunto saranno pubblicate le note.

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Abbiamo con ciò toccato il fine di queste nostre osservazioni intorno alla nuova Collana, della quale parlammo come senza adulazione, così ancora senza invidia e senz' ira. E nel vero cercammo che le nostre parole fossero aperte e franche, siccome di chi è mosso a parlare dall' intima persuasione; ma non aspre nè superbe: perchè non ci crediamo da più degli altri, neppur quando ci sembri di averli trovati in errore. Ci parve che nel render conto di una delle maggiori imprese tipografiche de' nostri giorni, non fossero da tacersi alcune considerazioni generali sulla tipografia, e sul modo ond'è oggidì esercitata e ciò a fare avvertiti alcuni, come non passano inosservati gli abusi, non già a deprimere nè gli editori della Collana, nè in generale i tipografi o l'arte loro; chè sarebbe ufficio veramente indegno. Chè anzi non vogliamo por fine a codesti articoli senza dichiarare, che teniamo degni di molta lode i signori Sonzogno per questa Collana, siccome quella che sebbene non aggiunga quella perfezione a cui poteva recarsi ai di nostri, è però senza dubbio da essere anteposta a quelle

che avevamo già prima. E chi non loderà ogni passo, e sia pure brevissimo, verso il meglio?

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E questa preferenza crediamo noi che debba es sere accordata alla presente Collana per quelle opere appunto delle quali cercammo più diligentemente difetti. Perocchè non abbiamo taciuto che le nuove traduzioni la vincono, per nostro giudizio, sopra le precedenti; e soltanto notammo quelle parti nelle quali ci parve che non rispondessero pienamente nè ai progressi del nostro secolo nel fatto della filologia, nè alla capacità dei dotti ai quali furono affidate.

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PARTE II.

SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.

Sull' ottalmia che hanno sofferto i militari di Livorno. Osservazioni di Lodovico PAOLI, chirurgo maggiore di reggimento, consultore de' RR. spedali civili, di detta città. -Livorno, 1824, per gli eredi Giorgi, in 8.0, di pag. 85.

ALLE tante calamità che dalle altre parti della terra fu

rono in diversi tempi arrecate alla salute degli Europei, nel principio del secolo presente si aggiunse quella dell'ottalmia contagiosa, fra i medesimi portata dai rèduci militari della famosa spedizione in Egitto. Dopo quell' epoca memorabile essendosi manifestata questa nuova specie di ottalmia in diversi luoghi d'Europa, uomini periti dell'arte salutare misero gran cura in osservarne il decorso,' conoscerne le cagioni, ed opporvi il conveniente metodo curativo. La maggior parte di essi, e specialmente i mes dici italiani ed inglesi presto si convennero in fra loro dell'origine, dell' indole contagiosa, della cura e profilassi del morbo; ma vi furono alcuni, i quali, impugnandorre la novità ed il supposto carattere specifico, condurrebbero altri lontano dalle razionali indicazioni curative, ed alla trascuranza delle cautele tutte e di quei mezzi preservativi con cui si perverrebbe forse ad estinguere fra noi il germe non per anco ben radicato di cotale malanno.

In siffatta contrarietà di opinioni sopra un oggetto guardante la pubblica salute ci siamo indotti a far cenno delle osservazioni sull' ottalmia testè pubblicate dal sig. Paoli e degnamente intitolate al nome rispettabilissimo dello Scarpa. Noi però non vi chiamiamo l'attenzione dei medici e chi rurgi, perchè contengano idee nuove sull'oggetto dio che esse trattano, non per una particolare nostra inclinazionė

a seguire le viste di quel celebre uomo, ed a confidare nelle sue asserzioni oltre i limiti, fino ai quali ci autorizzano la ragione e l'esperienza; ma solo perchè tendono a confermare in modo soddisfacente le opinioni di altri pratici distinti, e chiarissima luce spargono sui fatti, cui desse erano state appoggiate. Sebbene oltracciò non puossi negare che il sig. Paoli abbia obbligato i suoi colleghi con illustrare la diagnosi dell' ottalmia contagiosa sì che da ogni altra specie avanti conosciuta possa per i suoi sintomi patognomonici essere essenzialmente distinta, e con fissare le razionali indicazioni del più opportuno metod di cura.

Il sig. Paoli comincia colla descrizione, esiti e conseguenze dell'ottalmia. Leggiero sgorgo di lagrime con qualche separazione preternaturale delle glandulette del Meibomio, peso incomodo sul sopracciglio, e dentro la palpebra superiore, passaggiera avversione alla luce, qualche volta prurito urente negli occhi, od offuscamento nella visione annunziano lo sviluppo della malattia. Nella parte interna delle palpebre «vedesi presso il bordo un tessuto reticolare più o meno folto resultante dalla injezione san"guigna dei vasi capillari della congiuntiva. Questo tes» suto non tarda a formare una striscia infiammatoria a "guisa di uno stretto nastrino, e scorgesi immediatamente

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al di là del bordo delle palpebre, facendosi vedere in "seguito anche agli angoli degli occhi, passando dall' angolo esterno internamente alla commettitura delle palpebre, ed occupando parzialmente o per intiero la ca»runcola lacrimale. Da molti punti di questa incipiente infiammazione continuata a tutto l'interno del contorno palpebrale, partono dei vasellini, injettati di sangue, che, occupano la superficie esterna del globo dell' occhio, la maggior parte diretti verso la cornea». Se la malattia fa, ulteriori progressi, l' infiammazione estendesi su tutta la superficie interna delle palpebre, e si elevano su di essa«, tanti piccoli granellini rossi molto più minuti del miglio, ma visibili ad occhio nudo, per cui la detta superficie assomiglia ad un delicatissimo velluto ». Questo singolare fenomeno è caratteristico di questa ottalmia, perchè ivi si manifesta nei primordj del male, ed offre, secondo l'autore, un aspetto ben diverso da quel velluto infiammatorio, che in alcune circostanze presentano le

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