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grazie; ma il tenor cangia di sua primiera grandezza; sgombra le visite; schiva il corteggio; raro si mostra per la città, quasi a filosofare, o per infermità si chiudesse.

57. Crollato Seneca, potè tosto deprimersi Rufo Fenio, dell' amicizia gravandolo di Agrippina. E invigoriva ogni di più Tigellino, e reputando i misfatti, ond'ei soltanto valeva, riuscir più grati, se il Principe nelle sue scelleratezze implicasse, esplora le sue paure, e scopertolo tremar di Plauto e di Silla principalmente, testè cacciati in Asia Plauto, Silla in Provenza, la lor nobiltà commemora, ed esser vicini a questo gli eserciti dell' Oriente, a quello della Germania. Ch'egli, non come Burro altre cose, ma solo Nerone salvo agognava. Bastava la sua presenza a frenar comunque le insidie cittadinesche; ma in qual maniera comprimer moti lontani? Sollevatesi al nome Dittatorio le Gallie; nè minor fiamma può in Asia accendere il nome dell' avol Druso. Silla necessitoso, e perciò d'alto ardimento: simula inerzia per trovar luogo a temerità. Plauto, di grande opulenza, neppur fa mostra d'agognar ozio; ma d'emulare professa i romani antichi, assunta ancor l'arroganza e dottrina stoica, che turbolenti e brigatori sol crea. Nè oltre indugiasi. Silla, in sei giorni giunti i sicarj a Marsiglia, prima che avviso o paura glie ne venisse, sedendo a mensa fu spento. La mozza testa ne dileggiò Nerone, come deforme di prematura canizie.

58. Non si potè così celare la morte apprestata

tum fuit, quia pluribus salus ejus curabatur ; et spatium itineris ac maris tempusque interjectum moverat famam: vulgoque fingebant, petitum ab eo Corbulonem, magnis tum exercitibus praesidentem, si clari atque insontes interficerentur, praecipuum ad pericula. Quin et Asiam favore juvenis arma coepisse; nec milites, ad scelus missos, aut numero validos, aut animo promptos: postquam jussa efficere nequiverint, ad spes novas transisse. Vana haec more famae, credentium otio augebantur. Ceterum libertus Plauti celeritate ventorum praevenit centurionem, et mandata L. Antistii, soceri adtulit, effugeret segnem mortem; otiosum suffugium: et magni nominis miseratione reperturum, bonos, consociaturum audaces. Nullum interim subsidium adspernandum. Si sexaginta milites (tot enim adveniebant) propulisset; dum refertur nuntius Neroni, dum manus alia permeat, multa secutura, quae ad usque bellum evalescerent. Denique aut salutem tali consilio quaeri, aut nihil gravius audenti, quam ignavo, patiendum esse.

59. Sed Plautum ea non movere. Sive nullam opem providebat inermis atque exul; seu taedio ambiguae spei; an amore conjugis et liberorum, quibus placabiliorem fore Principem rebatur, nulla sollicitudine turbatum. Sunt, qui alios a socero nuntios venisse ferant, tamquam nihil atrox. immineret; doctoresque sapientiae, Coeranum Graeci, Musonium Thusci generis, constantiam opperiendae mortis, pro incerta et trepida vita, suasis

a Plauto; perocchè molti avean cura di sua salute; e il tratto di terra e mare ed il tempo occorso ne levò grido: e si spargeva nel volgo, ch'ei si recasse a Corbulone allor capo di grandi eserciti, e primo a pericolare, se si uccidessero i nobili e gl'innocenti: anzi, che l' Asia s'era levata in armi in favor del giovane: che a' soldati, spediti ad assassinarlo, o mancò il numero, o il cuore: poiché non valsero a compier gli ordini, diedersi a nuove speranze. Tali chimere, com'usa, ingrandiva l'ozio de' creduli. Un liberto però di Plauto, mercè de' venti, prevenne il centurione, e recogli le commissioni del suocero Lucio Antistio: fuggisse codarda morte e scioperato ritiro: la compassion d'un gran nome ancora gli acquisterebbe i buoni, gli associerebbe gli audaci: nessun ajuto sprezzasse intanto: se respingesse sessant'armati

che tanti a lui ne venivano) mentre ne va l'avviso a Nerone, mentre altra squadra s'avvia, sopravverrebbero cose di tanta forza da muover anco una guerra: in fine, o s'ha da tal partito salvezza, o a peggior fine, che la viltà, non lo trarrà l'ardimento.

59. Ma Plauto tali consigli non mossero: o d'ogni ajuto, inerme ed esule, disperava; o per noja d'una speranza ambigua; o per amore della consorte e de'figli, a'quali credeva il Principe più placabile, da niun' angustia inasprato. V'ha chi dal suocero narra inviati altri messi, quasi niuna atrocità sovrastassegli; e che i filosofi Cerano greco, Musonio etrusco gli persuadessero d'aspettar saldo la morte più tosto che menar vita Annali Tom. III.

II

se. Repertus est certe, per medium diei, nudus, exercitando corpori. Talem eum Centurio trucidavit, coram Pelagone, spadone, quem Nero centurioni et manipulo, quasi satellitibus ministrum regium, praeposuerat. Caput interfecti relatum: cujus adspectu ( ipsa Principis verba referam) quin, inquit, Nero, deposito metu, nuptias Poppaeae, ob ejusmodi terrores dilatas, maturare parat, Octaviamque conjugem amoliri; quamvis modeste agat, et nomine patris, et studiis populi gravem? Sed ad Senatum litteras misit, de caede Syllae Plautique haud confessus, verum utriusque turbidum ingenium esse, et sibi incolumitatem Reip. magna cura haberi. Decretae eo nomine supplicationes, utque Sylla et Plautus Senatu moverentur, gravioribus tamen ludibriis, quam malis.

60. Igitur accepto Patrum consulto, postquam cuncta scelerum suorum pro egregiis accipi videt, exturbat Octaviam, sterilem dictitans. Exin Poppaeae conjungitur. Ea diu pellex, et adulteri Neronis mox mariti potens, quendam ex ministris Octaviae impulit, servilem ei amorem objicere. Destinaturque reus, cognomento Eucerus, natione Alexandrinus,canere tibiis doctus, Actae ob id de ancillis quaestiones, et vi tormentorum victis quibusdam, ut falsa adnuerent, plures perstitere sanctitatem dominae tueri. Ex quibus una instanti Tigellino, castiora esse muliebria Octaviae respondit, quam os ejus. Movetur tamen primo, civilis discidii specie: domumque Burri, et praedia Plauti, infausta dona, accipit.

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tremante e incerta. Fu certo trovato ignudo di mezzo dì esercitar la persona; e tale dal centurione fu trucidato al cospetto di Pelagone eunuco, che diè Nerone per capo al centurione e alla squadra, quasi a'sicarj real ministro. Ne fu la testa portata al Principe, che al vederla (le stesse parole sue riferisco ) disse, perchè libero di paura or non s'accinge Nerone a compir le nozze da tali ceffi sin qui vietategli di Poppea? che non discaccia la moglie Ottavia, benchè modesta, insoffribile e per il nome del Padre e pel favore del popolo? Scrisse però al Senato, non confessando l'uccision di Silla e di Plautò, ma ch'eran ambo d' indole turbolenta, e premeva a lui la salute della repubblica. Furon per ciò decretate pubbliche preci, e che Silla e Plauto togliessersi di Senato; con beffe più gravi certo, che i mali.

60. Poich' egli dunque per tal decreto conobbe ogni sua scelleraggine a bella impresa recarsi, scaccia siccome sterile, Ottavia, ed a Poppea si marita. Costei, lungamente druda ed arbitra di Nerone adultero, poi marito, istiga un deʼministri di Ottavia, che servil tresca le apponga. E reo destinasi l'Alessandrino Eucèro, dotto a sonare di flauto. Si esaminarono di ciò le ancelle; e, vinte alcune dalla violenza della tortura a deporre il falso, le più costanti sostennero l'innocenza della padrona. Una di loro incalzata da Tigellino, risposegli; ha la natura più casta Ottavia, che tu la bocca. Pur fu rimossa da prima sotto color di civil divorzio, ed ebbesi, infausti doni, ed il palazzo di Burro ed i poderi di Plauto; fu in guardia poi de soldati

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