DI CA T O N E Τ Ε E L E GIA a Poichè fu il capo al gran Pompeo reciso, E che in Cesare sol concorse intero Quel poter che in due parti era diviso, La forza egli spiego del proprio impero Su l'Africo superbo e sul britanno, E sul Partico suolo e su l' Ibero: E a Roma, ancor piena di grave affanno, Fu forza alfin la disdegnosa fronte Sotto il giogo piegar del suo tiranno. Fin nell'estremo là del Tauro monte, Che coll'alta cervice al ciel confina, Rese le genti al suo comando pronte. Ma non poteo perciò l'alma divina Il qual poichè restò vinto e sconfitto I mesti giorni in Utica traea, timor che gli nascesse in petto |