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qual singolarità fece agli editori milanesi esclamare: Par cosa incredibile, che dove l'errore è più evidente e più solenne, ivi tutti i codici convengano nella medesima lettera, mettendo quasi alla disperazione il retto discorso; e fece loro ritenere, che tutti i codici, che del Convito sussistono, fossero derivati, come da infetta sorgente, da un primo informe esemplare, tratto dalle carte postume dell' autore.

E così, per dir vero, ritenni anch' io, finchè de' quindici codici che stanno nelle pubbliche biblioteche di Firenze, non mi venne a mano l'ultimo ch'è il Riccardiano 1044, il quale, perchè fuori di posto (causa lo sbaglio di sua numerazione nel catalogo), non avea potuto per l'innanzi consultare. Questo codice, cartaceo in-4" della fine del secolo XIV o del principio del XV, sembra essere stato trascritto per mano d' uno studioso (e ciò deducesi da alquante postille, il quale, compiutane la copia, e conosciuto che v' avea difetti e lacune, la collazionasse sopra un esemplare più antico e più autorevole di quello donde avevala tratta. E che costui collazionasse la sua copia sopra un esemplare siffatto, parmi doversi dedurre dalla quantità e dalla specie delle correzioni, varianti ed aggiunte, ch' egli scrisse ora ne' margini, ora negli spazi interlineari: quantità e specie, che non poteva venirgli somministrata da codice, che fosse stato della famiglia comune, ch'è quanto dire della famiglia medesima di quello, di che s'era egli valso dapprima. Nè è da dire che quelle molte correzioni siano parto (se pur l' amanuense era un letterato) di letteraria saccenteria, poichè delle cento correzioni che quivi si veggiono, novanta s'incontrano identiche in questo o in quello degli altri codici : onde se restan provate autentiche le più, perchè non dovranno esserlo le meno? Vedasi, a cagion d'esempio, il lungo passo raddriz zato nel cap. 13 del trattato primo, e la grande lacuna supplita nel cap. 1 del trattato secondo, e si giudichi se quelle siano parole d'un saccente, o non veramente dell' autor del Convito. Onde si per me, sì per gli amatori delle cose di Dante, dee dirsi una fortuna la comparsa di questo codice, che sebbene veduto da altri, e veduto una volta anco da me, quando venti e più anni fa riscontrai un sonetto che ivi si legge, pure non era stato mai esaminato da alcuno.

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Non per questo si creda voler io insinuare che il testo da me or dato, come quello che non potesse ulteriormente migliorarsi, sia l'ottimo. Molti più codici de' finora veduti farà d'uopo ancora vedere, e molti più studii, di quelli per me

1 E ch' ella sia stata a me fino a la massima delle altre.
2 L'uno si chiama letterale fino a l'altro si chiama allegorico.

e per altri fatti, bisognerà ancora fare per poter ottenere un siffatto risultamento. A me basta di poter dare un' edizione del Convito, migliore alquanto delle precedenti; al qual fine ho cercato non solo di migliorar la lezione, ma altresì dichiarare le parti oscure del testo; ed è perciò, che alle note degli editori milanesi (toltone quelle di quasi niuna im. portanza) ho unito le altre del Pederzini e di alcun altro, e ne ho aggiunte alquante delle mie.

E perchè il lettore abbia un' idea distinta de' codici che, sia dagli editori milanesi, sia da me furono all' uopo consultati, ne do qui appresso una breve descrizione, alla quale tien dietro l'indice degli autori donde sono state tratte le note per l'edizione presente.

CODICI CONSULTATI PER L'EDIZIONE DI MILANO.

Codici Veneti dell' I. e R. biblioteca di San Marco.

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Codice XXVI della classe X de' codici mss. italiani posseduti da Tommaso Giuseppe Farsetti, ed illustrato dall' ab. Morelli nella sua opera Biblioteca mss. Farsetti. (in-12', Venezia 1771) tomo I, pag. 283, cod. CVIII. Nella prima carta bianca leggesi: Questo libro è di Lucha di Simone della Robia. Ha alcune note marginali contemporanee alla scrittura del codice, ed altre di mano d'Anton Maria Biscioni, che lo possedeva prima del Farsetti, e ne parla nella prefazione all'edizione fiorentina del 1723, pag. XXXIX. È scritto nel secolo XV. Questo codice verrà chiamato primo Marciano.

Codice XXXIV della classe XI de' suddetti codici mss. italiani, già posseduto dalla famiglia Nani, e riferito dall'ab. Morelli alla pag. 52, cod. XXXVII, dell' opera sua: I codici mss. volgari della Libreria Naniana (in 4o, Venezia 1776). Ha alcune variazioni e supplimenti in margine. Si riconosce scritto nel secolo XIV. Sarà citato sotto il titolo di secondo Marciano.

Codici Fiorentini della biblioteca Laurenziana.

Codice 134 Gaddiano, pluteo XC superiore, del secolo XIV.

Codice 135 primo Gaddiano, pluteo XC superiore, del secolo XV.

Codice 135 secondo Gaddiano, pluteo XC superiore, del secolo XV.

Codice 3 Gaddiano, pluteo XC inferiore, del secolo XV. Questo codice giunge solamente alla pag. 120 dell' ediz. Tartini e Franchi, e termina veggiamo uomini ch' esser non può ove la stampa ha: veggiamo molti uomini ec.

Tutti questi codici sono illustrati dal Bandini nell' opera Catalogus Codicum manuscriptorum Bibliothecæ Mediceæ Laurentianæ, in fol., T. V, col. 404, 405, 406, 412.

Codici Romani.

Codice Vaticano Urbinate 686. Questo codice è di bellissima lettera, in nitida cartapecora, e appartenne già al gran Federico Duca d' Urbino. Stimasi scritto prima della metà del secolo XV, ed in fine ha le Canzoni di Dante.

Codice Vaticano 4778. E scritto anch'esso verso la metà del secolo XV. È cartaceo, e di bonissima lettera. Codice della libreria Barberini, del secolo XIV.

Codici Milanesi.

Codice Trivulziano. Sembra scritto nel secolo XV. È cartaceo ben conservato, ma di lettera difficilissima a leggersi.

Altro codice Trivulziano, pur cartaceo e del secolo XV, o forse della fine del XIV, acquistato dal Trivulzio dopo che la stampa del testo era terminata. Il carattere n'è di gran lunga migliore dell' antecedente; ma pel riscontro fattone si trovò, la lezione aver press' a poco gli stessi difetti di tutti gli altri manoscritti.

CODICI CONSULTATI PER L'EDIZIONE PRESENTE.

Laurenziani.

(oltre i quattro descritti di sopra)

Pluteo XI, Codice Mediceo 39, cartaceo in-4° del secolo XV. Codice Mediceo 40, cartaceo in-4° del secolo XV. Codice Mediceo 41, cartaceo in-4° del secolo XV.

Magliabechiani.

Palch. 9, Codice 95, membranaceo in-4", del secolo XV.
Palch. 6, Codice 7, cartaceo in-fol., del secolo XV.
Palch. 3, Codice 47, cartaceo in-fol., del secolo XV.
Classe VI, Codice 146, cartaceo in-4°, della fine del seco-
lo XIV, o del principio del XV.

Riccardiani.

Codice 1041, cartaceo in-fol, scritto nel 1447.
Codice 1042, cartaceo, in-fol., scritto nel 1468.
Codice 1043, cartaceo in-fol., scritto nel 1461.

Codice 1044, cartaceo in-fol., della fine del secolo XIV, 0 del principio del XV. Questo codice sarà le più volte citato semplicemente il Riccardiano.

INDICE DELLE ABBREVIATURE

DEGLI AUTORI DAI QUALI SON TRATTE LE NOTE PER L'EDIZIONE PRESENTE.

B.

Biscioni Anton Maria. Annotazioni sopra il Convito di Dante, Firenze 1723.

E. M. Editori Milanesi (Trivulzio, Monti e Maggi). Il Convito di Dante Alighieri, ridotto a miglior lezione, Padova tip. della Minerva 1827. Ristampa dell' edizione di Milano 1826.

S.

V.

Scolari Filippo. Appendice all' edizione del Convito sopranotata.

Sagg. Saggio dei molti e gravi errori trascorsi in tutte le edizioni del Convito di Dante, Milano 1823. Quest' opera fu scritta dal Monti, ma composta di società cogli altri due nominati poc' anzi. Vaccolini Domenico. È un articolo intitolato il Con vito di Dante ec. Padova 1827, inserito nel t. XXXIX del Giornale Arcadico, Roma 1828, pag. 505. Pederzini. Il Convito di Dante Alighieri con note di F. Cavazzoni Pederzini, Modena 1831.

P.

W.

F.

Witte Carlo. Articolo nel Giornale Arcadico, ago-
sto 1825. Nuove correzioni al Convito di Dante
Alighieri, Lipsia 1854.
Fraticelli Pietro.

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