Manuale della letteratura italiana ...: Secolo decimottavo

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Page 99 - Istoria teologica delle dottrine e delle opinioni corse nei primi cinque secoli della Chiesa in proposito della divina grazia, del libero arbitrio e della predestinazione (Trento, 1742).
Page 458 - Con fronte liberai2 che l'alma pinge. E se i duri mortali A lui voltano il tergo, Ei si fa, contro ai mali, De la costanza sua scudo ed usbergo; Né si abbassa per duolo, Né s'alza per orgoglio.
Page 458 - Guarir tua mente illusa, 0 trar per altra via Te, ostinato amator de la tua Musa ? Làsciala: o, pari a vile Mima, il pudore insulti, Dilettando scurrile 1 bassi genj dietro al fasto occulti. — Mia bile al fin, costretta Già troppo, dal profondo Petto rompendo, getta Impetuosa gli argini; e rispondo: — Chi sei tu, che sostenti A me questo vetusto Pondo, e l'animo tenti Prostrarmi a terra?
Page 377 - ... e senza affettazione; con una dose di matto non mediocre, accompagnata da ferma fiducia d'essere molto savio, circospetto e prudente. Di questo bel carattere l'impetuoso Benvenuto si dipinge nella sua Vita senza pensarvi su più che tanto, persuasissimo sempre di dipingere un eroe. Eppure quella strana pittura di se stesso riesce piacevolissima a...
Page 191 - ... il volto a segno maraviglioso, e che nel tempo medesimo e le mani e le altre estremità del corpo rimanevan di ghiaccio. Queste ragioni fecero risolvere Gravina a valersi di tutta la sua autorità magistrale per proibirmi rigorosamente di non far mai più versi all'improvviso; divieto che dal decimosesto anno...
Page 182 - De' rischi che passò. Dopo il crudel cimento Narra i passati sdegni, Di sue ferite i segni Mostra il guerrier così.
Page 370 - I nomi di que' mostri e di que' paladini sono a minuto registrati in quel capitolo terzo. Il capitolo quarto è intitolato Del serbatoio, voce greca derivata dal caldeo, la quale in Roma significa « segreteria poetica », e in Firenze significa « stanzino da serbare uccellami morti, tanto crudi che cotti, insieme con altre derrate mangiative ». Il quinto capitolo è intitolato De...
Page 604 - L'Amalechita re, coll'armi in mano Preso in battaglia; un alto re, guerriero Di generosa indole ardita, e largo Del proprio sangue a prò del popol suo. — Misero re! tratto a me innanzi, in duri Ceppi ei venia: serbava, ancor che vinto, Nobil fierezza, che insultar non era Né un chieder pur mercé.
Page 181 - Spezzar m'intesi il core, Mi parve di morir. Ma per uscir di guai, Per non vedersi oppresso, Per racquistar se stesso Tutto si può soffrir. Nel visco in cui s'avvenne Quell'augellin talora, Lascia le penne ancora...
Page 179 - L'utile, o il danno Ch'ei conoscer dee solo, è ciò che giova O nuoce alla sua patria, a cui di tutto È debitor. Quando i sudori e il sangue Sparge per lei, nulla del proprio ei dona ; Rende sol ciò che n'ebbe.

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